La punteggiatura

L’uso che viene fatto della punteggiatura struttura meglio il testo e lo rende graficamente più chiaro nella lettura.

L’uso del punto

I capoversi del testo sono uno strumento importante per facilitare la lettura. Ogni paragrafo è un blocco logico coerente nel discorso. Viene graficamente marcato dal fatto che la prima parola del capoverso viene rientrata dal margine (0,5 cm).
Dopo un punto ci sono due opzioni:

  1. Frasi: Dopo il punto si prosegue a scrivere sulla stessa riga perché il concetto è lo stesso anche se c’è bisogno di spezzare il fraseggio.
  2. Capoversi: Dopo il punto si va a capo con rientro perché si vuole iniziare a sviluppare un nuovo concetto. Nelle volte in cui l’andare a capo necessita di rientro, la rientranza sarà di 5 mm.

Nei primi due casi non c’è rientro e nel terzo sì. Eccone un esempio:

Punti, parentesi e puntini

  • Nelle frasi complesse, l’autore può utilizzare coordinate e subordinate, ma non dovrebbe mai abusarne. È importante ricordarsi che la punteggiatura, oltre alle già citate forme del punto (.), ci offre anche il punto e virgola (;) e i due punti (:).
  • Se si necessita di fare degli incisi si deve cercare di usare con misura le parentesi tonde (). Laddove sia possibile, è sempre preferibile dividere il concetto in più frasi. Eventualmente si possono usare i trattini medi (– blablabla –), o le note a piè di pagina.
  • Vanno usati con particolare misura i punti esclamativi (!) quelli di domanda (?). Spesso l’uso della domanda indiretta (c’è da chiedersi se / sarebbe interessante riflettere su ecc.) risulta più aggraziata e meno colloquiale.
  • I puntini di sospensione sono tre (non quattro o due). Andrebbero usati solo se strettamente necessari. Si lasciano nel caso siano presenti in una citazione letterale o nella trascrizione di un dialogo. Se vanno a indicare un’omissione nel riportare una citazione diretta, vanno messi tra parentesi tonda (…).

Spazi nella punteggiatura

  • Non si devono mai lasciare degli spazi prima dei segni di interpunzione.
  • Dopo la punteggiatura va lasciato uno spazio.
  • Fanno eccezione le parole messe nelle parentesi e tra le virgolette: (parentesi), “Virgolette inglesi”, «Virgolette caporali».
  • Fanno eccezione anche i trattini brevi contenuti in parole o numeri composti.
  • Infine, le interlinee servono a separare i paragrafi numerati e non vanno usate in altro modo. Sono da evitare, pertanto, interlinee o asterischi centrali messi per separare il corpo del testo.

Trattini

ve ne sono tre tipi:

  • I trattini brevi ( – ) vanno riservati alle parole composte, ad esempio: “analisi storico-critica”, oppure per i numeri, ad esempio: “negli anni 1970-80”, “pp. 46-47”.
  • I trattini medi ( – ), vanno invece usati per le frasi incidentali, cioè per aprire una sorta di parentesi nel testo, e in questo caso deve sempre esservi uno spazio prima e uno dopo il trattino (ad esempio: «Vede dottore – disse il paziente – oggi mentre venivo da lei…»); i trattini medi possono essere usati anche per indicare il segno meno.

I trattini lunghi ( — ) invece non devono essere utilizzati.

Accenti

  • Accento acuto: Le parole italiane che finiscono con la lettera “e”; accentata hanno in genere l’accento acuto (perché, poiché, affinché, né, sé ecc.).
  • Accento grave: tranne la terza persona singolare del presente del verbo essere (è), alcuni nomi comuni (bebè, caffè, tè, cioè ecc.) e alcuni nomi propri (Noè, Giosuè, Mosè ecc.).
  • Fare attenzione quando si scrive la “è” in maiuscolo: si usa È (maiuscola accentata) e non E’ (maiuscola apostrofata).

I caratteri tipografici

  • Evitare di usare i caratteri sottolineati [tipo così], poiché danno un effetto “appunti di scuola” o “manuale semplificato per lettori distratti”.
  • Evitare parole in maiuscolo, maiuscoletto o
  • Il grassetto va riservato ai titoli, seguendo le regole di impaginazione.
  • Il corsivo va usato solo in alcuni casi specifici:
  • per mettere in evidenza una parola importante della frase
  • le parole tecniche e le parole straniere (che vanno scritte in corsivo ma senza virgolette)

le locuzioni di origine straniera non italianizzate: ibid., id., op. cit., et al., i.e.